Frizzante ed energica serie televisiva nipponica del 2007, Sfondamento dei cieli Gurren Lagann è realizzata dal popolare studio Gainax e diretta da Hiroyuki Imaishi (Kill la Kill, Promare).
In un futuro lontano l’umanità è in procinto di estinguersi, costretti a vivere nelle viscere della terra mentre la superficie è occupata dai feroci Uomini-Bestia. Gli esseri umani hanno troppa paura e terrore per rivoltarsi contro i loro nemici, i quali possiedono una tecnologia più evoluta: le macchine da guerra denominate Gunmen. In un villaggio molto piccolo gli orfani Simon e Kamina sognano di vivere alla luce del sole. I giorni sottoterra sono noiosi e sempre uguali. Simon passa la sua vita a scavare sottoterra per trovare oggetti, così tanto da essere soprannominato “Simon lo Scavabuchi”. Kamina ritiene che non abbia senso vivere nel sottosuolo per non essere liberi. Vivere in superficie vuol dire, però, affrontare la morte stessa perché incontrerebbero i feroci Uomini-Bestia.
Finalmente un giorno i protagonisti riescono a fuggire grazie all’aiuto di un Gunmen (chiamato poi Lagann) attivato da una chiave a forma di spirale rinvenuta da Simon. Il villaggio viene distrutto da un Uomo-Bestia, ma Simon, Kamina e Yoko – una bellissima e seducente ragazza della superficie – riescono a sconfiggere il nemico. In superficie faranno conoscenza di altre persone che desiderano liberare l’umanità dall’oppressione, formando così la brigata Gurren. Grazie alla fusione fra il Lagann e il Gurren (Gunmen di Kamina) si ha il potentissimo Gurren Lagann.
I protagonisti rappresentano un’umanità nuova che lotta per la libertà e che non crede a niente, né in un Dio né in un Creatore, se non in se stessi e nel prossimo. Una fiducia costante nel genere umano e nella sua enorme e infinita capacità che «è in grado di sfondare persino i cieli». Il senso profondo di Sfondamento dei cieli Gurren Lagann sta proprio nella dicotomia conservazione ed evoluzione, rappresentata in modo quasi ossessivo dal simbolo della trivella, grazie alla quale l’umanità ha sia perpetuato la sua condizione di soggezione, rassegnandosi a scavare per poter sopravvivere, e sia ritrovato poi la via per la sua liberazione, aprendosi un varco verso la superficie negata.
Pertanto la battaglia finale è costituita da due fazioni: le creature della spirale che vogliono “essere”, cioè vivere la vita, che quindi comporta non solo le gioie ma anche i dolori, e gli anti-spiral, che vogliono “non essere”. Possiamo dire che l’anime affronta il dilemma dello shakespeariano Amleto: «Essere, o non essere, è questo il dilemma». Il re “anti-spiral” – il nemico dell’esistenza – auspica un universo piatto e statico in cui nessun essere vivente, che abbia consapevolezza di sé, possa rompere l’equilibrio.
D’altra parte, come anticipatamente detto, l’intera serie sembra incentrata sul leit-motiv della spirale. Vi è una ciclicità, sì, ma una ciclicità che si evolve a ogni rotazione, così come la trivella avanza ruotando su se stessa. Gurren Lagann è ricchissimo di metafore legate alle trivelle, ma anche alla doppia spirale del DNA che possiede le forme delle spirali galattiche, come a dire che le stelle e gli esseri umani sono fatti della stessa sostanza.
L’aspetto più interessante di questo anime giace nella rivisitazione, anche attraverso un citazionismo esasperato, di alcuni cliché dell’animazione giapponese, soprattutto quella robotica e fantascientifica (come Mazinger Z, Gaiking, Votoms, Combat Mecha Xabungle, Getter Saga, L’irresponsabile capitano Tylor) e della Gainax stessa (Nadia – il mistero della pietra azzurra, Neon Genesis Evangelion, FLCL, Punta al Top 2! GunBuster, Mahoromatic, Abenobashi – Il quartiere commerciale di magia), dei generi comici ed ecchi, e di alcune perle miliari come Rocky Joe, Capitan Harlock, e pure Star Wars.
Grazie a questa serie, Gainax recuperava il genere robotico e tutta la solarità che era stata volutamente sottratta in Neon Genesis Evangelion di Hideaki Anno (anche se a tratti possiede un contenuto esistenzialista), in una scanzonata e iperbolica ricostruzione del genere. Basti pensare ai robot che assumono le fattezze di creature fantastiche, evidenziando così tutta la particolarità del genere robotico e prendendo anche in giro le ripetute somiglianze che riscontriamo nel mainstream nipponico.
Mentre in una comune serie mecha gli autori hanno l’intenzione di dimostrare scientificamente, il più fedele possibile, il fenomeno dell’agganciamento fra più robot, Gurren Lagann non è interessato minimamente a questo aspetto, anzi, vuole sottolineare l’assurdità e il nonsense, ricordandoci così che stiamo guardando una fiction e non la realtà. Un’altra caratteristica che viene subito all’occhio è la grandezza dei robot: il Lagann è il più piccolo pilotabile mai comparso in una serie animata ed il conclusivo Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann supera di gran lunga qualsiasi altro robot mai visto. In definitiva il surreale e l’immaginazione sono l’anima di quest’opera.
La storia è abbastanza lineare e ricca di pathos, traboccante di riferimenti a famosissime opere pop e di domande esistenzialiste abilmente mascherate (Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?). Il disegno abbozzato, grezzo, fresco e dinamico è fantastico e in perfetta sintonia con l’intero concept.
Nel complesso la qualità dell’animazione è buona. Alcune scene toccano apici d’animazione incredibili, mentre altre, purtroppo, scadenti (per colpa di un budget non sempre appropriato). I personaggi sono carismatici e ben caratterizzati.
Il sound design, la opening iniziale cantata da Shoko Nakagawa e le musiche sono ottime. L’anime ha ottenuto vari riconoscimenti, fra cui, il premio di eccellenza al Japan Media Arts Festival del 2007 e il premio “Migliore produzione televisiva” alla Tokyo International Anime Fair del 2008.
Alternando vari generi, dal nonsense al romantico, dal comico al drammatico, Sfondamento dei cieli Gurren Lagann è innovativo e anticonvenzionale, come nella tradizione dello studio Gainax. L’opera cerca di dare una risposta alle antiche domande dell’uomo. Caldamente consigliata.