Ed eccoci a Super Mario Bros. – Il film del 2023. Nonostante qualche sbavatura, il lungometraggio di Aaron Horvath e Michael Jelenic ha soddisfatto in buona parte l’appetito dei fan dell’omonimo videogioco Nintendo del 1985.
Mario e Luigi, due fratelli idraulici, si sono da poco messi in proprio, fondando la Super Mario Bros a Brooklyn. Dopo un non proprio fortunato inizio di attività, i due possono dare una svolta alla loro giovane carriera riparando un corposo guasto alle tubature della città. Gli avvenimenti però prendono una piega inaspettata quando i due, avventurandosi nell’impianto fognario della città, vengono risucchiati da una tubatura che li porta in un altro mondo ma in due luoghi diversi. Mario si ritroverà nel Regno dei Funghi governata dalla principessa Peach e invece Luigi finirà per essere rapito dal malvagio Bowser, il re dei Koopa, che sta inesorabilmente conquistando i vari regni di quell’universo. Il nostro eroe, volendo salvare il fratello, aiuterà la principessa a fermare i piani di conquista di Bowser.
Super Mario Bros. è semplice, divertente, frenetico, frizzante, ultra-auto-citazionista e sfacciatamente celebrativo. Nintendo, con il prezioso aiuto di Illumination Entertainment, porta sullo schermo un’opera che sembra non avere altro interesse se non il celebrare uno dei suoi brand più famosi e preziosi. L’idraulico Mario è il protagonista di un’avventura dalla debolissima trama ma dalla grande potenza visiva ed emotiva (con un ottimo fan service) evidenti in tutto il suo minutaggio.
Il film di Horvath e Jelenic è una storia in cui ci presenta sommariamente i due protagonisti per poi essere subito lanciati in un meraviglioso gameplay di un’avventura di Super Mario. La scena in cui Mario e Luigi corrono verso il loro primo incarico ne è il perfetto esempio. Da lì in poi è un continuo richiamo alla saga videoludica, esternato con una sfacciataggine che permette di perdonare tutte le sbavature del film. I funghi, i fiori di fuoco, i vestiti, i kart e tutto il restante florilegio degli iconici elementi tratti dalla serie di videogiochi sono tutti presenti nell’arco del racconto. Non si smette praticamente mai di sorridere in maniera nostalgica lungo tutta l’ora e mezza del film. A questo, molto probabilmente, puntava il racconto e in questo il duo alla regia ha pienamente fatto centro.
Parlando proprio del racconto non c’è poi molto da dire, non è questione di spoiler, perché non accade granché di veramente significativo. Super Mario Bros. si è concentrato così tanto sull’amarcord da dimenticare una storia vera e credibile. Se ci si mette davanti allo schermo preparati, sono cose ampiamente perdonabili, altrimenti si potrebbe facilmente storcere il naso rimanendo perplessi. Il film prodotto da Nintendo ha una trama così esile da far saltare subito all’occhio elementi che avrebbero potuto essere gestiti meglio, invece di lasciare al solo amarcord il principale compito di mandare avanti l’intera nave.
I due fratelli si trovano in un mondo totalmente diverso dal loro ma la cosa non sembra turbarli più di tanto: almeno Luigi, che finisce nelle Terre Oscure, sembra rendersi conto del pericolo e le sue azioni e reazioni sono coerenti con ciò che gli capita. Mario invece, fin dal suo arrivo nella Terra dei Funghi, accoglie tutto con un aplomb eccessivo: ha appena perso un fratello, è stato risucchiato da un tubo che l’ha portato in un mondo fantastico e la cosa lo tocca appena. Anche l’incontro tra Mario e il resto dei personaggi è fin troppo facile. Tutti, dopo brevi attimi di meraviglia, lo considerano come fosse sempre stato uno di loro. Una cosa un po’ esagerata.
Ascrivibile alla zona d’ombra del film sono anche regia e colonna sonora, non tanto perché siano brutte, ma semplicemente perché svolgono il compitino. Horvath e Jelenic, a parte qualche guizzo personale, non fanno altro che riproporre un iconico già visto, la colonna sonora di Brian Tyler si comporta esattamente allo stesso modo. Salvo qualche spunto originale (ma comunque non proprio memorabile) il compositore di Los Angeles sfrutta saggiamente il lavoro in Nintendo di Koji Kondo, ricamando praticamente tutta la colonna sonora, attorno al famoso tema del videogioco originale. Questo continuo richiamo all’origine di tutto permette, però, il dulcis in fundo. La grande vittoria di questo film sta nell’essere riuscito a portare nuovamente il mondo di Mario sul grande schermo, sfruttando appieno il mondo di provenienza, quello dei videogiochi e quello animato.
Nonostante le sbavature Super Mario Bros. intrattiene dall’inizio alla fine innestando su un videogioco iconico, un film ingenuo che non vuole far altro che divertire dall’inizio alla fine, non preoccupandosi minimamente di aspetti basilari quali una trama solida e sfaccettata, una regia propriamente detta. Qui è tutto il resto che conta. L’immortale tema di Kondo, l’iconica battuta di Mario: «Itsumi Mario» (da molti confusa con «It’s a me Mario»). Il ritmo forsennato, i continui richiami ai videogiochi, i traboccanti colori saturi. Questi aspetti illuminano il film in modo così abbacinante da limitare la presenza di quelle ombre di cui sopra. Aggiungiamo l’ottima performance di Jack Black nel ruolo di Bowser nella versione originale, e l’altrettanto significativa di Fabrizio Vidale in quella italiana.
Super Mario Bros. – Il film porta davanti allo schermo un pubblico piuttosto eterogeneo, dagli aficionados di lungo corso fino ai bimbi più piccoli, nessuno si sentirà escluso da questo film. Sostanzialmente non ci sono messaggi per nessuno ma parla a tutti grazie alla forza dirompente dell’intera storia che raccoglie ad ampie bracciate quanto seminato nel corso degli anni dalla serie videoludica di casa Nintendo, facendo fiorire un film che non ha nulla da mostrare se non la forza di una vera e propria icona.