Con Manodopera, conosciuto all’estero anche come Interdit aux chiens et aux italiens, il regista Alain Ughetto racconta la storia della sua famiglia. Una storia vera, plasmata in stop-motion. Il film ha trionfato agli European Film Awards vincendo il premio per il miglior film d’animazione e si è distinto anche all’importantissimo Annecy Festival 2023, dove ha conquistato il premio della giuria per il miglior lungometraggio.
Agli inizi del ‘900, dal piccolo paese di Ughettera all’ombra del Monviso, Luigi Ughetto, la moglie Cesira e i figli si trasferiscono in Francia in cerca di lavoro e di una vita migliore.
La “grande storia” d’Europa si intreccia nella piccola storia degli Ughetto: una storia fatta di sofferenza, terribili dolori, sogni infranti e piccole gioie intense. A raccontarci questa storia vera è Alain Ughetto assieme (per così dire) a sua nonna Cesira.
Manodopera ha il meraviglioso pregio di saper coniugare la breve durata del film a una storia di famiglia carica di avvenimenti, che scorre tra parallelismi e incidenze con il passato europeo. Alain Ughetto racconta la propria famiglia, nata italiana ma cresciuta francese, grazie ai ricordi della nonna Cesira che, in questo film, prende le sembianze di un pupazzo e vivifica, grazie alle mani del nipote francese, tutto il suo lungo vissuto.
Il mondo in stop-motion che crea Ughetto è il mondo vissuto da una famiglia di emigrati di estrazione umilissima, fatto di foreste di broccoli, di edifici di cartone, di nuvole di ovatta, di rocce di carbone, ma anche pieno di una moltitudine di oggetti che lo rendono veritiero. Tutto ciò che vediamo e sentiamo rispecchia la povertà degli Ughetto, una povertà materiale che viene sovrastata dalla grande forza d’animo della famiglia che, più volte, viene ferita dagli avvenimenti storici che non cessano di andare avanti.
La colonna sonora di Nicola Piovani accompagna lo spettatore all’interno del piccolo mondo degli Ughetto, con temi minuti e con richiami alla musica popolare, senza mai essere roboante.
Il passato prende vita per raccontarsi al presente. Si crea un ponte fra il mondo reale e il mondo della storia. Tra la carne e le ossa di Alain e il pupazzo di Cesira c’è una continua relazione che, ripetutamente e simpaticamente, affiora ripetutamente lungo il racconto. Anche noi, da adesso, siamo depositari di una vita che non abbiamo vissuto.
In Manodopera si condanna il forte pregiudizio xenofobo dei francesi verso gli italiani, quegli italiani che contribuirono alla costruzione di molte opere architettoniche ma che per lungo tempo, e ben prima della Seconda Guerra Mondiale, erano mal visti. Interdit aux chiens et aux Italiens (“Vietato ai cani e agli italiani”) è il titolo originale del film, ed è davvero interessante quanto importante sottolineare che questa frase la si legga solo una volta sola in ottanta minuti e la si pronunci per pochissimo tempo nella stessa scena. Eppure questa frase ha avuto un effetto devastante per gli Ughetto da diventare il titolo di un film che parla anche di molto altro. “Vietato ai cani e agli italiani” è una ferita cicatrizzata che Alain Ughetto si porta dentro e che ha saputo raccontarci in maniera vivida e senza troppi edulcoranti.