Opera prima di Annapurna Pictures, Nimona è un film d’animazione distribuito da Netflix. La storia, pur parlando a un pubblico eterogeneo, strizza l’occhio a un pubblico giovane quando non giovanissimo. Un buon inizio per un dipartimento che ha alle spalle una casa madre di tutto rispetto.
In un piccolo regno circondato da alte mura il giovane Ballister e il suo amato Ambrosius stanno per essere elevati al rango di cavalieri. Se per Ambrosius è un traguardo “naturale” – nel regno fondato dalla leggendaria Gloreth, il cavalierato si tramanda in linea dinastica- per Ballister è un punto di svolta poiché il giovane è di origini umilissime. Questo gesto è una cosa inusuale, una vera svolta che la regina Valerin intende dare come un primo segno di rinnovamento per il regno. Durante la cerimonia però, le cose prendono una piega tragica e inaspettata: la spada di Ballister diventa una pericolosissima arma da fuoco e, senza che il nostro possa fare nulla, il colpo esploso uccide la regina. Ballister è così costretto a fuggire e, certo della propria innocenza, ha tutta l’intenzione di dimostrarla. Ad aiutarlo sarà Nimona, una mutaforma piuttosto eccentrica che decide di diventare la sua spalla.
Nimona di Nick Bruno e Troy Quane è un film simpatico, con una struttura narrativa semplicissima e che scorre a un ritmo globalmente sostenuto lungo tutta la sua buona ora e quaranta senza stancare. Il merito di ciò va dato più che alla trama in sé, i cui esiti si possono capire già dopo poche scene, alla caratterizzazione dei due protagonisti Ballister e Nimona. Cavaliere e mutaforma si incastrano perfettamente e formano una coppia che, pur avendo del già visto (non è un male), riesce a incanalare continuamente l’attenzione dello spettatore su di sé per l’improbabile assortimento.
Il resto dei personaggi è, al contrario, piuttosto monolitico. Le caratterizzazioni minime permettono di inquadrare ciascuno di essi con facilità. Quello che colpisce invece è il design dei personaggi (opera di José Manuel Fernández Oli), sempre in bilico tra stilizzazione e ricerca del particolare; di grande impatto la scelta di enfatizzare gli occhi dei vari personaggi per carpire al meglio i vari stati d’animo.
La regia del duo Bruno-Quane è incisiva. Senza troppi estetismi di sorta, che potrebbero distrarre il pubblico più giovane, si notano comunque alcuni dettagli che riescono a esaltare la storia basata sul fumetto di ND Stevenson. La fotografia segue il montaggio di Erin Crackel e Randy Trager in un ritmo globalmente vorticoso che alla lunga distrae dal racconto e penalizza leggermente la colonna sonora di Christophe Beck che riesce a farsi notare soprattutto nei momenti più lirici.
Nimona ha il puro sapore contemporaneo sia per quanto riguarda i temi trattati, sia per quel che riguarda i singoli personaggi e le relazioni che intercorrono fra di loro. Il film torna a posare la lente sulla diffidenza e la paura del diverso, dell’ignoto; una paura che, se non affrontata, spinge ad azioni terribili che possono portare a conseguenze devastanti e nel lungo termine.