Lungometraggio del 1956, I dodici mesi (traslitterato Dvenadcat’ mesjacev) fu diretto dal regista e animatore russo Ivan Ivanov-Vano, annoverato tra i grandi dell’animazione russa e ricordato per La regina delle nevi, e dal sodale Michail Botov. La coppia tornava ad animare un’antica fiaba delle loro terre.
Prima di continuare, una piccola precisazione. Per identificare al meglio la protagonista di questa storia useremo dei sinonimi (ragazza, fanciulla) poiché nella versione originale non viene mai menzionato il suo nome.
In pieno inverno una povera fanciulla viene spedita dalla matrigna a cercare dei bucaneve da donare alla regina. La giovane si avventura nella foresta coperta di neve finché non giunge in una radura dove trova dodici fratelli attorno a un fuoco. Questi altri non sono che i dodici mesi dell’anno. Dopo un breve conciliabolo, Aprile riesce a convincere i fratelli ad aiutare la ragazza. Le concedono così un’ora di Primavera, e dopo aver colto i fiori, la giovane torna a casa.
Matrigna e sorellastra consegnano i bucaneve alla giovane regina per ottenere la ricompensa promessa. Però la monarca intima loro di dirle dove abbiano trovato la pianta. Le due confessano che è stata in realtà la poverina a coglierla. La monarca gli ordina di portarla in quel luogo.
Dvenadcat’ mesjacev è un mediometraggio che riflette in tutto e per tutto il clima del periodo nella Russia negli anni Cinquanta. Dopo la morte di Iosif Stalin, le maglie della censura e della statalizzazione più totale furono leggermente allentate sotto Nikita Sergeevič Chruščëv (il cosiddetto periodo del disgelo) e a beneficiarne fu anche il cinema e il mondo dell’animazione. Per permettersi una certa libertà d’azione i creatori dovevano comunque attingere dal passato o dal mondo delle fiabe, producendo opere di indubbio valore artistico.
Il film di Ivanov-Vano è un racconto che scorre piacevolmente grazie a un ritmo non particolarmente vivace ma non per questo noioso. C’è grande attenzione all’uso del colore (un tratto tipico dell’animazione del periodo e particolarmente della Sojuzmul’tfil’m) che punta sempre a tonalità tenui, morbide, ovattate.
La regia non offre particolari virtuosismi ma regala momenti di grande pregio essenzialmente nelle varie trasformazioni che si susseguono lungo il corso della storia. C’è grande attenzione soprattutto a quelle scene in cui sono presenti le personificazioni dei mesi, permeate da un misto di solennità, lirismo e gioia di vivere. Sono sempre questi personaggi a dare le maggiori soddisfazioni vista la caratterizzazione di ciascuno.
I dodici mesi ha inoltre una bella colonna sonora che rinforza il grande lavoro di regia, fotografia e animazione. Moisej Samuilovič Vajnberg – prolifico compositore, anche e particolarmente fuori dall’ambito cinematografico – compose una colonna sonora che, per motivi soprattutto riguardanti il realismo socialista, si rifaceva a ritmi e sonorità popolari che seppe sapientemente riportare nel mondo fiabesco.
Concludiamo con una piccola curiosità. Nel 1980 la Sojuzmul’tfil’m collaborò con la Toei Animation per la realizzazione del lungometraggio anime Sekai meisaku dōwa: Mori wa ikiteiru, basato sullo stesso racconto. Fra i character designer figurava il Dio del manga: Osamu Tezuka.