La serie di Cuphead! è una serie Netflix che ad oggi si compone di due stagioni. Scritta principalmente da Cosmo Segurson, Clay Morrow, Deeke Deke, Adam Paloian e David Wasson, l’opera è basata sul videogioco dei fratelli Jared e Chad Moldenhauer ed è un tuffo nel passato dell’animazione. particolarmente in quello degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, chiamato Golden Age, l’epoca d’oro dell’animazione.
La trama di questa serie è presto detta: sull’Isola di Calamaio vivono i fratelli Cuphead e Mugman accuditi da Nonno Bricco. Se il secondo è assennato e prudente, il primo è un inguaribile giocherellone scanzonato quasi senza il minimo senso di responsabilità; sarà proprio la mancanza di giudizio di Cuphead a mettere entrambi i fratelli nei guai. Un giorno, infatti il temibile Satanasso crea un parco divertimenti per poter prendere quante più anime possibile, fra le vittime dovrebbe esserci anche Cuphead ma questi, con il provvidenziale aiuto del fratello, riesce a tenersi l’anima e a scatenare l’ira del diavolo che da quel momento in poi farà di tutto per impossessarsi dell’anima del nostro protagonista.
La serie di Cuphead! non è solamente questo, anzi si può dire che in tutta la serie, lo “scontro” fra Cuphead/Mugman e Satanasso, se non marginale, non è comunque funzionale al prosieguo del racconto, visto e considerato che la quasi totalità degli episodi della serie è autoconclusiva. Anche per questo, ogni singolo episodio ha in sé gli stessi medesimi ingredienti che caratterizzano la serie nella sua globalità. L’opera basata sul videogioco dei fratelli Moldenhauer è una matrioska di montagne russe sia a livello di singoli episodi sia a livello di intera stagione: se guardiamo la totalità dei venti episodi, infatti, è piuttosto evidente di come ve ne siano alcuni più “scalmanati” di altri, pur mantenendosi, nella loro totalità, sempre godibili e di sicuro intrattenimento.
In piccolo, per così dire, quanto appena scritto si verifica anche a livello di ciascun cortometraggio. Non tutti gli episodi sono davvero memorabili ma la serie, in sé e per sé, non perde minimamente la propria forza, frizzantezza e leggera follia. In tutti gli episodi di questa serie, Segurson & Co. fanno propri gli stilemi dell’animazione anni Trenta e Quaranta (senza dimenticare gli anni Sessanta): slapstick comedy imperante, evidenti rimandi alle Silly Simphony disneyane, uno stile di disegno che, oltre agli ovvi rimandi al videogioco dei fratelli Moldenhauer, non può che ripercorrere i tratti dei vari Max Fleischer, Walter Lantz, Dick Lundy, Les Clark, Chuck Jones, Tex Avery e altri animatori di quel periodo d’oro, che questa serie giustamente omaggia.
I più avvezzi a questo mondo, avranno sicuramente notato delle situazioni chiaramente riferibili a quelle decadi e per quanto sia innegabile il riferimento ad alcuni topoi disneyani, come “La danza degli scheletri” in uno dei primissimi episodi della prima stagione, sembra proprio sia dalla follia tipicamente Warner Bros. che The Cuphead Show prenda a mani basse.
Per avere ulteriore conferma della questione, non serve andare troppo indietro nel tempo ma basta fare un passo indietro di “appena” una trentina d’anni scarsi per poter accorgersi di come la serie animata Animaniacs (1993-1998) di casa Warner, si sviluppi e si caratterizzi grosso modo come la serie Netflix. Il classico non muore mai; quindi sta agli addetti ai lavori capire se valga la pena dargli fresca linfa grazie a progetti nuovi o lasciarlo immutato per occhi più giovani ma che sappiano comunque apprezzarne la qualità.
Il cliffhanger del finale della seconda stagione di La serie di Cuphead! lascia presagire la possibilità di una terza stagione che, tuttavia, il Tudum (evento Netflix svoltosi on line il 24 Settembre) non ha anticipato. Ai fan di questa serie non resta che attendere ulteriori e probabilmente positivi sviluppi.